Trenta (milioni di) denari
Commento al film "The Passion" 

di Fulvio Napoli -  09/04/2004 20.07.06

 


ROMA - (09 aprile, h.20.07) - Se dovessimo pagare un biglietto di sette euro ogni volta che un divo di Hollywood si converte da una religione all'altra e racconta il suo dramma interiore in un film, staremmo freschi. Capita sempre più frequentemente che questi personaggi, dopo aver trascorso 20 anni di vita dissoluta, a spese nostre, in quell'immondezzaio che è il jetset di Los Angeles, annoiati dalla routine, e soprattutto fiutando l'affare, si pentano e paradossalmente si finisca per dover anche pagare loro la conversione. Che si tratti di Scientology piuttosto che di Islamismo, Buddismo o Cattolicesimo non importa, l'importante è fare notizia (and money).
No, mi dispiace, io non vado a vedere il film, pero' ne ho elaborato comunque un'opinione: 'La Passione di Cristo' è un film orribile, fondato sull'assunto di promuovere la fede last minute, all inclusive, plug and play o, se preferite, chiavi in mano;  insomma una cinica forma di investimento secondo l'equazione: sangue a litri, conversioni a quintali, dollari a milioni. Tra le manie di protagonismo di Gibson ed il portafoglio mezzo vuoto dei vescovi americani è nato un flirt che  ha concepito un sottoprodotto degno del peggior splatter televisivo.
Ma siamo seri: davvero
il messaggio di Cristo ha bisogno di 30 milioni di dollari per essere ancora ascoltato? E, se cosi' fosse, perchè inebetire il pubblico irrorandolo di ettolitri di sangue ed oltraggiandolo con una raffica inesauribile di sputi, calci e pugni? Per domarne il senso critico, straziato dalla pietà a suon di cinghiate, e catturarne cosi' il consenso? E la sensibilità e l'interpretazione individuale con le quali ciascuno di noi si appropria di un'idea e la elabora anche per ritrasmetterla arricchita del proprio contributo personale, che fine fanno? E' questa la forza del cinema? Convincere per sfinimento? No, purtroppo no, cari vescovi, non chiamatelo cinema, non chiedeteci di andarlo a vedere e soprattutto tornate a lavorare con gli strumenti e nei luoghi che vi sono piu' consoni, magari trovando fonte di ispirazione e commozione nell'ascolto, tra un'omelia e l'altra, della Passione Secondo S.Giovanni di J.S.Bach.




Note dopo l'inevitabile e sofferta visione del film
: è davvero inspiegabile come un prodotto tanto commerciale,
cinico, volgare e così scontato sin dai primi fotogrammi, sia riuscito a far tanto parlare di sè.  Questo sì che fa riflettere.